domenica 9 luglio 2017

Recensione "AFRODITE BACIA TUTTI" di STEFANIA SIGNORELLI

Ieri sera ho finito di leggere i racconti del libro e devo dire anche se piccolino, ho impiegato alcuni giorni per riuscire a leggerlo tutto.

Vorrei precisare però che, se anche il libro in questione non rientra tra i miei generi preferiti io non mi tiro mai indietro a leggere qualcosa di diverso, perché in qualche modo i libri regalano sempre quel qualcosa di magico che solo la lettura può donare.

Alcuni racconti sono un po' surreali e devo dire che ho faticato un po' a leggerli. Ma non tutti li ho trovati diciamo, difficili da leggere, alcuni racconti sono carini e scritti molto bene e abbastanza scorrevoli. Rappresentano racconti inerenti la quotidianità, rivisitando alcuni miti greci in chiave moderna.

Come ad esempio il racconto "Storia della ninfa Eco che amò Narciso che amò se stesso (and his I-Phone) mi è piaciuto. Parla dell'infatuazione di una psicologa per un suo giovane paziente. Anche se la maggior parte delle volte è il paziente ad essere attratto dallo psicologo o dalla psicologa, in questo caso è il contrario. Ma comunque rispecchia abbastanza la realtà con un finale, senza anticiparvi troppo, abbastanza inaspettato, riuscendo a non essere scontato.

Anche il racconto "Cantami, o diva, di Mario l'ira funesta" si avvicina molto alla realtà, scritto in modo semplice e abbastanza scorrevole, in cui viene raccontata la storia dell'impiegata Cristina e Mario, il suo responsabile che la richiama all'ordine dopo aver fatto delle richieste a suo dire fuori luogo sul posto di lavoro.

Un altro racconto che mi è piaciuto, è "Persefone, per esempio" in cui viene affrontato uno spaccato triste della realtà, in cui una donna, moglie ma soprattutto figlia, si trova nel bel mezzo di beghe e odio reciproco naturalmente tra il marito e sua madre. 

Di seguito vi lascio alcuni estratti dei racconti di cui vi ho parlato e consiglio di leggerlo a chi ama racconti brevi per una lettura diversa ma interessante.

Ringrazio Stefania Signorelli e la Prospero Editore per avermi fatto leggere il libro.

Grazie. Germana


Estratto da: STORIA DELLA NINFA ECO CHE AMÒ NARCISO CHE AMÒ SE STESSO (AND HIS I-PHONE)

– Non è un gioco. Proprio per niente. C’è la
mia deontologia professionale di mezzo. Non
posso innamorarmi di un paziente. E per giunta
minorenne! – Un breve squillo interruppe prov-
videnzialmente il discorso che Francesca stava
per imbastirle. Silvia ne approfittò come si fa
per uno sconto inatteso su pena certa:
– Scusami Franci, solo un secondo, è di sicu-
ro Andrea.
Senza troppi riguardi per l’amica, appoggiò
l’enorme borsa vicino alla tazzina di caffè, ne
recuperò il cellulare e con entrambi i gomiti sul
bancone si prese di diritto qualche minuto di
whatsapp col fidanzato. Nel frattempo il suo
ciondolo si era di nuovo rigirato e mostrava im-
pertinente la coda, ma lei non lo sapeva.
– Perché di nuovo devo fare da psicologa a
una psicologa? – scrisse ad Andrea.
lui. – Allora sei con la Francesca – rispose subito
Silvia digitava i tasti veloce, il viso imbroncia-
to e fisso allo schermo:
– Indovinato! [faccetta sorridente, faccetta in
lacrime, faccetta sorridente] Salvami Andrea!
– Salvati Silvia finché sei in tempo! ;) Noi ci
vediamo direttamente a cena da tuo padre? Pas-
so a prenderti? Non è che ti porti anche lei, ve-
ro? – Sì invece che me la porto. Perché, hai pro-
blemi?
Andrea sembrò evitare una risposta, cosa
che non era da lui, ma Silvia fissava il telefonino
con la massima fiducia in un rimando spiritoso
quanto pacato che, infatti, non si fece attendere
troppo:
– Terminato tasso annuo di sopportazione
delle amiche esaurite. Scusa.
Andrea non l’aveva mai delusa.
– Anch’io, ma me la porto lo stesso. Ha un
gran bisogno. Allora ci troviamo da mio padre
per le otto. Puntuale, mi raccomando.
Silvia sbuffò rumorosa. Sono una contabile.
Sono una contabile e anche questa sera mi tocca
farle da badante, pensava suo malgrado.



Estratto dal racconto "CANTAMI, O DIVA, DI MARIO L'IRA FUNESTA"

La domanda sferza l’aria e la schiaffeggia.

Non esiste persona al mondo meno somigliante

a una maestra protettiva.

Lei è già sopraffatta, ma tenta senza convin-

zione l’estrema difesa.

– Tu non hai idea di quanto Daniela sia pre-

potente. Di come abbia usato tutto e tutti.

Mario fissa in silenzio qualcosa che vede so-

lo lui, chiedendosi perché quel qualcosa lo vede

solo lui. Dopo un minuto silenzioso e intermi-

nabile chiede:

– Ma tu quanti anni hai, Cristina? Sei sulla

quarantina no?

– Quarantadue.

– Quarantadue – ripete lui – Direi compiuti

invano. Perché, vedi, io non ho tempo né voglia

(e se anche avessi tutto il tempo del mondo fa-

rei comunque altro) di occuparmi dei capricci di

una quarantaduenne. Chiaro?

– Chiaro – risponde lei, risentita – Chiarissi-

mo. Cristallino. Forse non dovevo disturbarti

chiedendo un colloquio.

– Forse non dovevi disturbarmi per beghe

personali. E non solo questo.

Azzurro obliquo e silenzio.



Estratto dal racconto "PERSEFONE, PER ESEMPIO"

Valerio telefona:

– Chicchi bianchi di neve caduti come riso a

casa nostra – dice – Ha nevicato anche da voi?

– No – rispondo – C’è il sole qui. E sì che

abitiamo a pochi chilometri di distanza.

– Lo so – dice Valerio – il tempo a volte fa

delle sorprese.

– Tu quando torni? – mi domanda.

– Presto – rispondo.

– Sono qui da solo come un cretino e tu te

ne stai da tua madre – mi dice lui.

– È malata – dico io.

– Col piffero. Lo fa apposta. Sta meglio di te

e di me: ci seppellirà tutti.

Questo mi fa arrabbiare:

– Valerio, ha settant’anni mia madre – repli-

co – Dovresti vedere la fatica che fa a cammina-

re.

– Lo fa apposta. Stanotte almeno torna – di-

ce, e mi fa ancora più arrabbiare, ma cerco di

mantenere la calma.

– Non posso, è mia madre – affermo molto

severamente, ma la mia severità non è autorevo-

le, perché lui risponde:

– Non so nemmeno cosa mangiare.

Mi fa cadere le braccia quando fa così, non è

mica un bambino piccolo, è solo un uomo:

– Ti ho fatto le lasagne. Sono in monopor-

zione in frigo – annuncio severa.

Poi ci si mette mia madre:

– Persefone, va’ a casa. Per oggi non muoio.

Ti assicuro.

Tra uno e l’altra a volte non so cosa devo fa-

re ed entrambi è come se sapessero dell’altro

più di quanto vogliano ammettere.



Sinossi:

Miti greci sonnecchiano, ma non troppo, in corpi contemporanei. Perché gli dèi non solo non sono morti, ma godono di ottima salute. Abitano in questi tredici racconti "caleidoscopio" Mida, che non è un re ma ha il vizio dell'oro e teme di condividerlo con gli sbarcati; Narciso, che ama solo se stesso e i selfie che lo ritraggono; Ercole, manovale malinconico con ex moglie molto a carico; Penelope, fedele a una città perduta; la bella Elena, che perde, alla lettera, la propria testa per Paride; Achille, responsabile aziendale delle risorse umane più che annoiato dalla mediocrità che lo circonda; Afrodite, sospirata da tutti (marito Efesto compreso); Pandora, che ha per vaso la propria mente e tenta invano di nasconderci ogni paura; Persefone, in crisi matrimoniale; Arianna, che ha perduto sia Teseo che il filo. E se Anchise è parcheggiato in casa di riposo, ovviamente Megera non può che essere un'ex fidanzata vendicativa quanto machiavellica.

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