INCIPIT DEL LIBRO
Terra Verde, fiordi meridionali, 986 d.C.
L'onda si infranse contro la prua lavorata a intaglio, abbracciando la testa di serpente marino con una forza devastante e dividendosi in bianchi sbuffi di spuma ai due lati dello scafo. La nave vichinga si drizzò di poco all'impatto e con fragore atterrò sulla superficie del mare, sollevando schizzi d'acqua salata fin sopra la vela quadra gonfiata dal vento.
Alzando i remi al cielo per non guastarli, la ciurma esultò quando la chiglia di legno, cozzando contro l'onda, emise uno schiocco tale da rimbombare nei petti di tutti. Entrati nel fiordo, l'incontenibile moto ondoso del mar Oceano andava acquietandosi via via che lo risalivano. Così, colto da un'improvvisa bonaccia, il dreki si ritrovò a sfrecciare silenzioso su una limpida pianura d'acqua circondata da ripide creste montuose, mosso verso riva solo per inerzia e incalzato dalla corrente.
- Giù i remi! Rallentiamo - comandò con tono austero un uomo massiccio aggrappato al cavo di strallo, sporgendosi verso babordo per analizzare la profondità delle acque artiche che li circondavano.
QUARTA DI COPERTINA
“I regni cadranno uno dopo l’altro, le città verranno saccheggiate, i villaggi bruciati e le genti moriranno per carestie o pestilenze, ma il commercio, amico mio, resisterà a ogni rovina”.
È una fresca mattina dell'anno del Signore 1238 e la vita di un umile uomo timorato da Dio, della sua giovane moglie e del loro primogenito, stanno per cambiare.
Inganni e rapimenti, omicidi premeditati e laidi tradimenti, battaglie navali e congiure all'ordine del giorno, mari ignoti e pericolose bufere di neve.
L'Islanda è nel caos: non c'è pace per i feroci casati islandesi che si contendono il predominio dell'isola, da anni vessata dall'anarchia. Nemmeno l'Irlanda è sicura, invasa dagli anglonormanni e seviziata da signori gaelici dalla mente contorta e attorniati da cavalieri rinnegati.
Un'antica leggenda, riportata su un vecchio codice miniato, sembra essere l'unica via di salvezza per sopravvivere alle crudeltà di uomini senza scrupoli e avidi di potere.
Cosa attende a chi si avventura nell'oscura terra della morte?
BREVI CITAZIONI DAL LIBRO
“Siamo mercanti, liberi da voti di ogni genere! Ampliamo gli orizzonti, distruggiamo le barriere che tengono in conflitto i popoli. Viaggiamo, esploriamo, scopriamo nuove rotte e nuove terre da colonizzare, senza essere comandati da nessuno, ma seguendo il cammino che Dio ci mostra per mare e per terra! Non ti attira l’ignoto? Non sei affascinato dal mistero che ci circonda? Solo gli stupidi ne hanno paura e si circondano di mura e dogmi e tu, così volenteroso di combattere, li segui come una pecora!”
“Chiunque può nascere mendicante, ma pochi muoiono nella bambagia, l’umiltà è effimera e il progresso non è figlio dell’indecisione. Se vuoi trionfare, sii determinato come me e vedrai che i potenti ti leccheranno i piedi.”
BREVE RELAZIONE DEL CONTESTO STORICO
Il romanzo si apre con un prologo ambientato nella Groenlandia del 986 d.C., al tempo amministrata dal suo scopritore, il celebre Erik il Rosso. Suo figlio Leif, secondo la Grœnlendinga saga, sarebbe il primo occidentale ad aver messo piede nel Nord America, sospinto a intraprendere un viaggio oltre i confini del mondo allora conosciuto perché affascinato dai racconti dell’esploratore vichingo Bjarne Herjulfson, il primo ad aver avvistato il Vinland (l’odierna Terranova), dove verrà fondata una colonia vichinga nell’anno mille: Leifsbudir, successivamente abbandonata a causa dei feroci scontri con i nativi. Della permanenza dei vichinghi nell’isola di Terranova abbiamo la conferma, oltre alle saghe norrene inerenti, grazie al sito archeologico dell’Anse aux Meadows.
Ho ideato un personaggio del romanzo facendolo discendere da Bjarne Herjulfson per poter connettere la scoperta del Vinland all’intera trama della saga dei Figli del mare.
I capitoli che seguono il prologo sono ambientati nella prima metà del Duecento in Islanda, Irlanda, Groenlandia e Terranova. Ciascuna di queste ambientazioni resta fedele al suo contesto storico, perché ho voluto essere il più coerente possibile agli eventi che si sono susseguiti. Per quanto riguarda la Groenlandia i dati archeologici e le saghe norrene dell’epoca hanno portato gli archeologi e dunque gli storici a ipotizzare che sia stata popolata da coloni islandesi, dal momento della sua scoperta fino a un lento e progressivo abbandono degli insediamenti, forse provocato dall’abbassamento della temperatura (il lasso di tempo in cui la Groenlandia era popolata corrisponde al periodo caldo medievale), o dalla moria delle bestie d’allevamento, oppure dall’ostilità dei nativi, antenati degli Inuit e appartenenti ai popoli Thule, Beothuk e Dorset.
L’Islanda è invece nel suo periodo più cupo, che gli storici sono soliti denominare “epoca degli Sturlungar”. Secondo la Sturlunga saga e l’Islendinga saga, sappiamo che l’isola era sconquassata da una guerra civile. Il re di Norvegia, Hákon IV, mirava a prenderne il controllo attraverso l’operato di clan islandesi a lui fedeli. Quello degli Sturlungar, da cui prende il nome il momento storico, è il casato più potente dell’isola e riesce ad assoggettare ad Hákon IV la maggior parte del nord del paese. Le fazioni opposte, denominate nel romanzo “ribelli”, sono fedeli alla repubblica che da secoli governa i distretti in cui è suddivisa l’Islanda, attraverso l’Althing (il parlamento nazionale islandese fondato nel 930 d.C. e tutt’ora esistente). Fervidi oppositori degli Sturlungar sono il casato degli Ásbirningar a nord e quello degli Haukdælir a sud. La battaglia di Örlygsstaðir (21 agosto 1238), descritta nell’Islendinga saga e riportata nel romanzo, è lo scontro decisivo che porta alla sconfitta degli Sturlungar e all’ascesa di Gizurr Thorvaldsson degli Haukdælir. Questo personaggio seminerà panico e morte per tutta l’Islanda nel tentativo di eliminare i suoi nemici politici e gli ultimi membri degli Sturlungar, fino a quando nel 1258 sarà nominato jarl d’Islanda dallo stesso re di Norvegia contro il quale aveva combattuto, portando allo scioglimento della repubblica negli anni sessanta del ‘200.
Negli stessi anni in cui lo Stato Libero d’Islanda è provato dalla guerra civile, l’Irlanda è occupata dagli anglonormanni (gli inglesi) di re Enrico III il Plantageneto, che tuttavia controlla solo una regione circostante Dublino: il Pale. In sua rappresentanza è posto un lord luogotenente d’Irlanda, ovvero il justiciarius. Il resto di quella che viene definita Signoria d’Irlanda è in mano a casate normanne (instauratesi nell’isola durante l’invasione anglonormanna del 1169) e piccoli sovrani gaelici in continua rivolta. Cork, emporio irlandese del regno di Desmond, è sin dall’età vichinga una delle stazioni commerciali più importanti e ricche del nord. È amministrata da un signore gaelico (nel romanzo impersonificato da lord Rowen), da una ventina di famiglie di mercanti e dai monaci del monastero attorno a cui si è costituita la città. Nel 1259 passerà in mano al casato normanno dei Fitzgerald con la nomina di John FitzGerald a primo barone di Desmond.
La rivolta instillata dalle gilde mercantili di Cork contro lord Rowen, su volere del re d’Inghilterra, è puro frutto della mia fantasia, ma ho voluto idearla per descrivere la complessità di quel periodo storico.
QUARTA DI COPERTINA
Pompei,79 d.C.
Inquietanti tremori scuotono la terra e gli animi della popolazione.
Che siano cattivi presagi? Gli dei sono forse adirati?
Questo pensa Livia, sacerdotessa votata al culto di Dioniso.
Eulalia, sua schiava ed adepta, sarà testimone di terribili omicidi, complotti e trame di vendetta.
Perduti nella loro sete di rivalsa chi riuscirà a salvarsi dall’imminente eruzione che nessuno di loro sospetta?
BREVI CITAZIONE DAL LIBRO
«Livia, perché questa morte ti ha sconvolta tanto?» Kiros le si inginocchiò accanto ponendole una mano sulla spalla.
«Qualcuno sta cercando di impedirmi di compiere il rituale.» Si aggrappò ai vestiti del ragazzo. «Non capiscono. Succederà qualcosa di terribile e dobbiamo quietare il dio Bacco.»
«E allora preghiamo per compiacerlo.»
«Non capisci», disse ancora Livia scuotendo il capo. «C’è bisogno di più, molto di più.»
Nessun commento:
Posta un commento