“La maledizione del lupo” è un romanzo horror che si svolge in un piccolo paesino dell'entroterra ligure, fittizio ma reale quanto lo sono Derry nel Maine e Arkham nel Rhode Island.
Protagonista è un giovanotto che, dopo alcuni anni come commesso in un supermercato, ha avuto un enorme successo come scrittore potendosi così permettere di tornare a vivere nella casa di campagna delle sue estati di bambino e ragazzo. Questo gli farà tornare alla mente i ricordi rimossi di un suo scherzo atroce a una donna, del suicidio della stessa che ne era seguito e della orrenda maledizione che lei, soprannominata da tutti in paese la Strega, aveva lanciato contro a chi le aveva ucciso il gatto.
Questa maledizione, sempre più vicina e opprimente, sfiorerà l'uomo e chi gli sta vicino, fino a incarnarsi in un licantropo.
Il protagonista, Francesco, l'amica che, ritrovata dopo tanti anni, diventerà la sua compagna, un ragazzino loro amico, la sorella della strega suicida, un etologo, una giornalaia e un carabiniere lotteranno contro il mostro senza sapere chi di loro possa essere, tra lutti, sconfitte e orrori, fino a un finale che contrapporrà ciò che ci rende umani all'animale giunto da luoghi oscuri.
Alla fine, quando tutto sembrerà bene o male risolto, una goccia di veleno nell’ultima pagina.
Secondo la lezione di King l'autore si è sforzato di calare il mostro e le magie in un contesto quanto più normale, realistico e prosaico gli sia riuscito di creare, perché l'orrore è tanto maggiore quanto più emerge dalla realtà.
BIOGRAFIA
Stefano Di Giacomo, 43 anni, genovese, ha studiato beni culturali e partecipato a numerosi scavi archeologici. Lettore precoce di Topolino, moderatamente secchione, fulminato sulla via dell'horror quando, adolescente, ha letto un'antologia di racconti di Edgar Allan Poe.
La lettura di “Shining” lo trasforma ancora quindicenne in un kinghiano di stretta osservanza e comincia a scrivere racconti già al ginnasio.
Non è mai riuscito a scrivere qualcosa che non fosse horror, anche se in realtà vive ancora in lui il bimbo fifone che fuggì urlando dalla cucina dopo aver visto la trasformazione del protagonista di “Un lupo mannaro americano a Londra”.
Pur faticando a definirsi scrittore senza scoppiare a ridere, la sua maggiore aspirazione è riuscire a scrivere qualcosa di bello come “Pet Sematary” di Stephen King. Questa è in effetti l'unica utopia in cui si sforza di credere.
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