Titolo: Una maestra per Emerson Pass (titolo originale: The school mistress of Emerson Pass)
Autore: Tess Thompson
Traduttore: Isabella Nanni
Editore: autopubblicato dall’autrice
Genere: Romance storico
Prezzo ebook: € 4,99 – disponibile anche in Kindle Unlimited
Prezzo cartaceo: da definire
Data pubblicazione: 21 settembre 2021
Serie: Emerson Pass
Link di acquisto Amazon:
https://www.amazon.it/dp/B09FP2QSZH/
Trama/Sinossi
Colorado, 1910. Quinn Cooper non può fare a meno di sentirsi a disagio. Ma assicurarsi un lavoro come maestra in una piccola città di frontiera lasciando la sua famiglia a Boston era l’unico modo per salvarli dalla fame. E la sua agitazione aumenta quando un colpo di pistola vagante spaventa i cavalli della slitta, gettandola nella neve... finché non viene salvata da un affascinante sconosciuto.
Lord Alexander Barnes sa bene che non può aspettarsi che una donna giovane e bella sia disposta a diventare madre di cinque bambini. Ma il solitario vedovo si ritrova affascinato dalla nuova arrivata e dal bel rapporto che instaura con la sua prole. E dopo che la loro burbera tata dà le dimissioni, gli si intenerisce il cuore quando Quinn assume con gioia quel ruolo.
Determinata a dare buona prova di sé come maestra e come governante, Quinn teme che la sua povertà impedisca al ricco lord inglese di corteggiarla. E tra la differenza d’età e la violenza a sfondo razzista in città, Lord Barnes è certo di non poter avere questa seconda possibilità di felicità. Il loro amore rimarrà inespresso, o la loro perseveranza li ricompenserà con una passione duratura?
Una maestra per Emerson Pass è il primo libro della serie di romanzi storici ambientati a Emerson Pass. Se vi piacciono i nobili galanti, le eroine forti e le sfumature di mistero, allora non potrete non amare questa deliziosa avventura di inizio secolo nel Selvaggio West.
Estratto
«Come avete fatto a costruire una casa così bella in questo luogo remoto?» domandai a Lord Barnes.
«Un mattone alla volta» rispose. «Mi ci sono voluti diversi anni. Feci venire Ida da New York a lavori ultimati. Non voleva venire qui prima che fosse completata.»
Stargli così vicino mi dava una strana sensazione: eccitazione e sicurezza allo stesso tempo. Degli spruzzi di neve si erano depositati sulle sue sopracciglia scure, facendole apparire bianche. Per fortuna avevo le braccia saldamente infilate sotto la coperta, altrimenti avrei potuto essere tentata di spazzarle via.
Guardai altrove, verso il campo innevato e il fienile rosso. «Sembra un quadro.» Lo dissi per spezzare questa attrazione magnetica tra di noi. Però era vero. Non avevo mai visto un paesaggio più bello di quello che avevo davanti ora.
«Vi piace?» mi chiese.
«Tantissimo. C’è qualcosa di molto rilassante nella neve, non credete?»
Lui annuì, ma i suoi occhi si persero nel vuoto, come se fosse scivolato dietro una tenda. «La mia defunta moglie odiava la neve. Non si è mai adattata ai nostri inverni. Ida era di New York, non riusciva a capire il mio amore per questo posto. Per l’aria frizzante e pungente e per il cielo di questo azzurro straordinario, anche in inverno.»
Biografia autore
Tess Thompson è un’autrice pluripremiata di narrativa femminile romantica contemporanea e storica con quasi 40 titoli pubblicati. È sposata con il suo principe, Mister Miglior Marito, ed è la madre della loro famiglia allargata di quattro figli e cinque gatti. Mister Miglior Marito ha diciassette mesi meno di lei, il che fa di Tess la tardona di casa, un titolo che porta con orgoglio.
È orgogliosa di essere cresciuta in una piccola città come quelle dei suoi romanzi. Dopo essersi laureata alla University of Southern California Drama School, sperava di diventare un’attrice ma invece ha avuto la vocazione di scrivere narrativa. È grata di passare la maggior parte dei giorni nel suo ufficio a mettere insieme i suoi personaggi mentre Mittens, il suo gatto preferito (shhh...non ditelo agli altri), dorme sulla scrivania.
Biografia traduttrice:
Isabella Nanni si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne ed è iscritta al Ruolo Periti ed Esperti per la categoria Traduttori e Interpreti. Le sue lingue di lavoro sono Inglese, Tedesco e Spagnolo, da cui traduce verso l’italiano, lingua madre. A gennaio 2019 è risultata vincitrice ex aequo del concorso di traduzione de “La Bottega Dei Traduttori”. Dopo un MBA da diversi anni è libera professionista e si occupa di traduzioni, sia editoriali che tecniche. È inoltre consulente commerciale per editori di testate trade.
È l’orgogliosa madre di due splendide giovani dal sangue misto come Harry Potter, emiliano e campano. Coltiva rose di tutti i colori e con una vita di riserva studierebbe arabo, cinese e russo. Non potendo, si affida ai colleghi traduttori per allargare i suoi confini culturali.
Davide Artieri è un trentenne laureato in cerca di occupazione. Vive con i genitori ed è single, esponente di una generazione che fatica a trovare posto nel mondo, vittima di una società in crisi che premia furbizia e ignoranza a discapito del talento. In preda all’apatia, trascorre il tempo su internet, perso fra i social network e gli annunci di lavoro. Ma i colloqui sono barzellette surreali e la realtà un’eterna delusione. A terra, frustrato, saprà comunque indovinare il modo per emergere?
BIOGRAFIA
Matteo Capelli nasce a Parma nel 1983. Laureato in ambito economico, ha lavorato per anni in area web e poi nel settore turistico, prima di allontanarsi dalle distrazioni urbane per trascorrere un periodo d'isolamento nelle campagne irlandesi. Oggi è scrittore ed editor professionista apprezzato, autore di cinque romanzi (Il teorema dell'equilibrio, 2016; Senza paura, 2017; Grahamandaville, 2017; La seconda scelta, 2019; Sii impeccabile con la parola, 2021). Appassionato di cinema, con una scrittura a tratti onirica si propone di trasferire il lettore dentro un'immagine filmica liquida. Ha vissuto a Torino, Dublino e Toronto.
ESTRATTI
“D'accordo aiutare il prossimo, però prima gli Italiani”.
Bastavano pochi vocaboli, per altro male assortiti, per aizzare la folla sotto il vessillo di un nazionalismo d'antan. Era come se la crisi economica in cui versava lo stato italiano avesse cancellato il comune senso del pudore, portando alla ribalta il feroce malcontento delle classi disagiate, autorizzate proprio dall'insoddisfazione crescente a esprimere qualsivoglia desiderio di ribellione, persino il più gretto e scentrato. Sconcertante, spesso. Il guaio era che, navigando nelle bassissime acque di una pressoché inesistente istruzione, questa infinita marea di sentenziatori deviati accettava inconsapevolmente di farsi plasmare da furbi manipolatori opportunisti e alla fine sbagliava clamorosamente il bersaglio delle proprie critiche, depistata dal facile raggiro mediatico dei potenti che, assai più meschini e lungimiranti, con il minimo sforzo mettevano in bocca a pappagalli idioti il messaggio che di volta in volta volevano veicolare. Così, anziché prendersela con i veri responsabili del latrocinio ai danni dei più deboli, orde di ripetitori privi di cervello finivano per fare lo sporco gioco dei colpevoli, assecondando ideologie assurde per scatenarsi contro poveracci più poveracci di loro. Erano perlopiù razzisti mascherati da patrioti, troppo ignoranti per capire che l'unica patria da difendere è l'universo tutto, senza distinzioni di razze e colori, di etnie e costumi, di specie.
“Gli immigrati? Aiutiamoli a casa loro!”
In nome di una visione della democrazia distorta e piegata a vantaggio di un comodo disordine sociale, in rete si assisteva sempre più di frequente al fenomeno dell'azzeramento: venivano cioè annullate le giuste differenze che rendono unico e non replicabile il singolo individuo, consentendo anche a coloro che sono privi di qualsiasi capacità raziocinante di esprimersi al pari delle persone intelligenti, colte, dotate. Risultato: il festival dell'imbecille nel mezzo di un caos primordiale. Perciò forse il problema non era tanto legato alla politica e alle sue dinamiche dentro una società costituita per la gran parte da ebeti, quanto alla stessa logica di funzionamento della realtà virtuale, dove tutti possono tutto, quando poi fuori di essa la maggioranza non possiede alcuna facoltà effettiva. E allora, per vergogna, tace. Fosse stata introdotta una tassa per ciascuna idiozia esternata, sarebbero stati tutti molto più zitti e fermi con le mani, anziché pigiare a casaccio sulle proprie amate tastiere. Non c'era forma di discriminazione più subdola della gratuità equidistribuita a prescindere dal merito, senza motivazioni di sorta. Perché concedere a chiunque qualunque possibilità al medesimo prezzo? Gli stupidi avrebbero dovuto pagare un extra per filosofeggiare, non c'era dubbio.
“Negri, arabi e cinesi sono tutti uguali: tutti delinquenti!”
Le centinaia di commenti inserite sotto ai post riuscivano nell'impresa di essere persino peggio dei post stessi. Per Davide era ovvio che la massa informe fosse costantemente prigioniera di una totale mancanza di consapevolezza, eppure, dai toni usati, pareva per giunta che l'ultima ruota del carro avesse la verità in tasca. Ma quando poi gli capitava di parlare con qualcuno di loro vis-à-vis, si rendeva conto che nessuno aveva mai nulla da insegnargli. Non ascoltava mai niente che non avesse già pensato, elaborato e scartato molto prima di chi aveva di fronte, mai un'idea brillante, un'intuizione in grado di ribaltarlo e sovvertire ogni suo credo, mai una riflessione che fosse oltre il limite da lui raggiunto, mai qualcosa che non fosse banale, un ritornello trito e ritrito, mai un'emozione stravolgente, mai niente che si allontanasse dal populismo o dal qualunquismo o dal cameratismo, mai una sorpresa, una rivelazione capace di sconquassarlo, mai un'illuminazione geniale. Dietro allo schermo erano guerriglieri incalliti con infinite risorse, davanti ad altri individui in carne e ossa lo erano un po' meno
“Dovremmo chiudere le frontiere e sparare ai gommoni!”
Ciò nonostante, erano sempre tutti lì a pontificare le loro quattro fesserie senza fondamenta, lette male da qualche fonte inattendibile, peggio interpretate e infine introiettate attraverso il pressante ausilio di squallide vignette faziose o beceri dispensatori di pillole di saggezza atteggiati a supereroi della psicologia, luminari dello spirito, scienziati della mente. Davide immaginava il giorno in cui, trovandosi davanti a un microfono in un comizio pubblico organizzato apposta in una piazza immensa, avrebbe detto agli spettatori presenti quanto fossero un popolo di cretini e deficienti – d'altronde qualcuno prima o poi avrebbe dovuto assumersi l'onere di farlo, per il bene dell'umanità – e che, benché ogni tanto ancora ci sperasse, non imparava mai nulla da nessuno. Nessuno lo stupiva; le teorie altrui su qualunque argomento lo facevano rabbrividire e le ipotesi erano alla stregua di mangime per cani; le frasi che nelle intenzioni del prossimo sarebbero dovute risultare profonde, altro non erano che scialbi compitini delle elementari. Era opportuno che ognuno, nel suo piccolo, capisse quanto fosse retrogrado rispetto a lui, quale voragine separasse lui dagli altri, che se negli anni della scuola lui era sempre stato il primo della classe, magari per colpirlo e tramortirlo nella coscienza occorrevano gli effetti speciali. Ma poi, a quale pro? Per cosa gli sarebbe tornato utile? Per scavare intorno a sé un ulteriore fossato di solitudine? Sarebbe stato debilitante e controproducente come provare a spiegare l'astrofisica nucleare alle scimmie. Sarebbe stato in linea con la mediocrità imperante che tanto disprezzava. Tuttavia, perché non concedersi il lusso d'essere mediocre per una volta? La verità era una: era stanco di fare leva sulla propria superiore moralità per apparire umile e fingere indifferenza e distacco a difesa del quieto vivere, altrimenti messo a repentaglio dal fatto che mal sopportava tutti i suoi simili, dal primo all'ultimo, in quanto ottusi, poco interessanti e ancora meno degni della sua stima. In quanto, dopo tutto, affatto simili.
“Quando non rubano il lavoro agli Italiani, rubano e basta!”
Non apparteneva certo alla risicata schiera dei privilegiati con un impiego garantito, anzi, stava sudando sette e passa camicie per ottenere uno straccio di contratto, tuttavia Davide non riusciva proprio a vederla così come i suoi conterranei estremisti. Non credeva al teorema secondo cui la colpa dell'elevato tasso di disoccupazione tricolore sarebbe da attribuire ai poveretti in fuga dai conflitti e dalle disgrazie dei loro Paesi d'origine che si rifugiano nella penisola a forma di stivale. Più che una spiegazione logica, a lui sembrava uno scherzo. Come si poteva abboccare per davvero a una sciocchezza del genere? Chi poteva?
Era il funerale dell'etica, la tomba del buon senso, la fine della civiltà. Davide scorreva le pagine di Facebook e scuoteva il capo. Per quanto atterrito e sconsolato, di una cosa era sicuro: non avrebbe mai aderito al gregge, a costo di andare contro i propri interessi, a costo di restare il solo paladino a protezione dell'utopia di un roseo futuro che si stava sgretolando, a costo di essere costretto a emigrare su Marte. O Instagram.
«Considero ormai quasi banale asserire che siamo una società in declino, tuttavia non posso farne a meno. È chiaro che stiamo percorrendo a tutta velocità una strada senza sbocchi, eppure continuiamo imperterriti a sbattere la testa nella nostra perenne infelicità quotidiana. Per chi lo stiamo facendo? Perché?»
«Abbiamo il terrore di cambiare le regole di un gioco che non ci gratifica, però nemmeno ci sfiora la paura di vivere un'esistenza priva di soddisfazioni autentiche. E trovo che ciò non abbia alcun senso. Riempiamo i nostri giorni di frangenti che sembrano avere la copertina zeppa di brillantini, furbescamente inconsapevoli che siano anche vuoti di contenuti, con l'unico patetico intento di scucire l'applauso del compagno di banco. Come se l'invidia altrui fosse l'unità di misura del nostro benessere. Chi vogliamo impressionare?»
«Abbiamo smarrito l'umiltà della scoperta, barattandola con l'auto-celebrazione di un merito che, per altro, non ci appartiene. Viaggiamo verso il domani allo scopo di sorprendere il prossimo, e non c'è niente di più triste, anziché stimolati dal sincero desiderio di accarezzare il mondo, di conoscerlo nelle viscere della sua varietà. Perché, sì, la diversità ha valore»
«Non stupiamoci pertanto se poi torniamo alla base più poveri di prima, dimentichi della ricchezza che avremmo potuto conservare e magari convertire in entusiasmo per crescere e divenire persone migliori. E invece. Ci specchiamo nel riflesso di quello che vorremmo gli altri vedessero in noi, ma non vedono, poiché la verità è che non lo possediamo. Quando smetteremo di annaspare per rincorrere la materialità del nulla, fingendo che va tutto bene se restiamo in superficie? Siamo diventati privi di profondità. Abbiamo davvero qualcosa da dire in questa vita o ci piace solo raccontarcelo?»
«Il momento è oggi, adesso, poiché il domani non esiste. Per questo sono qui, ora: aspetto con ansia il risveglio delle coscienze.»
Noemi Crack Bang
(La Banalità del Male)
di Victor Matteucci e Gilda Sciortino
Mediter Italia Edizioni
Il 5 dicembre 2020 a Palermo viene rivenuto il cadavere di Noemi, una giovane donna di circa 30 anni. Sembra una delle tante morti per droga, ma non lo è.
L’inchiesta porterà alla luce una vita rifiutata, di amore e rabbia. Di solitudine e dolore.
Una vicenda consumatasi per anni nella Palermo sconosciuta degli invisibili, in pieno centro storico, sotto gli occhi di tutti.
È la storia drammatica di una donna che vi sorprenderà, che vi colpirà e che lascerà il segno nei vostri cuori.
Con la memoria autografa di Noemi pubblicata in esclusiva, 55 interviste, 44 audio originali, atti e documenti inediti
Nessun commento:
Posta un commento