venerdì 26 aprile 2019

Segnalazione "LE ALI" di REBECCA QUASI - DRI EDITORE

Buongiorno, questa settimana è trascorsa davvero velocemente, tra la festa di Pasquetta e la festa del 25 aprile.

Stamattina sono felicissima di segnalarvi per la Dri Editore l'uscita del libro "LE ALI" della bravissima Rbecca Quasi.

Naturalmente tornerò prestissimo a parlarvi del libro perché è una delle mie prossime letture.

Di seguito vi lascio le info e la trama, oltre a degli estratti del libro.

Vi auguro di trascorre un buon venerdi.

Germana


Titolo: "Le Ali"

Autore: Rebecca Quasi

Editore: Dri Editore

Genere: Romance Contemporaneo

Formati disponibili: ebook 2.99/ cartaceo 12.99

Info: thomas.dri@gmail.com

“Dopo aver deposto la bambina nella culla e averla coperta, Bianca raccolse i propri abiti e andò a vestirsi in bagno. Adriano sorrise di quel pudore. Girare nuda sì, vestirsi davanti a lui, no..”

Sinossi:

Una figlia appena nata, una promessa alla quale non può sottrarsi e un futuro tanto incerto quanto doloroso, sono ciò che Adriano Abregal, ingegnere di Formula Uno, si trova a dover affrontare. Il fatto che al suo fianco ci debba per forza essere Bianca Bastiani, una ballerina dallo stile di vita turbolento, non è certo incoraggiante. E per far funzionare la cosa i due “soci” studiano un patto blindato e preciso come un pit stop, una terra di nessuno asettica e impersonale dove all'apparenza sentimenti e  passione non dovrebbero avere diritto di cittadinanza.

Dopo averci deliziato coi suoi regency Dita come Farfalle e La Governante, entrambi molto apprezzati sia da critica che pubblico, Rebecca torna al suo antico amore, all’ambiente che le è più caro. Il romance contemporaneo. Non vogliamo svelarvi nulla ma siamo sicuri che anche questa volta farà breccia nei vostri cuori con i suoi personaggi indimenticabili e i loro arguti dialoghi.

ESTRATTI:

 Fin che sono lucido devo dirti delle cose – iniziò Adriano. La piccola aprì gli occhi. Bianca sorrise.

Il sorriso lo indusse a continuare.

- MaVi ha detto che devi occuparti tu di lei – disse, indicando la piccoletta in pannolino - Tu e io. Più tu, secondo me.

La ragazza non rispose. Percorse con l'indice la colonna vertebrale di Teodora che si stiracchiò un pochino.

- È stata l'ultima cosa che ha detto.

- Va bene - disse Bianca dopo un po'.

Non che ci avesse pensato.

- A me per ora sta sulle palle.

Sottinteso “la bambina”.

E Bianca sempre zitta.

- Perché non mi insulti?

- Perché ho tua figlia in braccio e perché ho smesso di litigare con le persone di cui non...

Si zittì.

Con un'eleganza felina scese dalla poltrona e posò la bambina sul fasciatoio.

Le fece indossare un body e una tutina di ciniglia bianca, poi la depose nella culla.

Adriano continuava a guardarla con stupore: ridicole le mutande di cotone color carne e il reggiseno (vuoto) coordinato.

Un corpo del genere non l'aveva mai visto, Bianca sembrava appartenere a una razza aliena. Fasce di muscoli si tendevano sotto la pelle al minimo gesto, le bastava sporgersi sul fasciatoio perché quelli delle cosce guizzassero, avviluppandosi al femore; l'addome sembrava di marmo, le spalle scolpite. Eppure c'erano una leggiadria e una plasticità che contraddicevano quella muscolatura esasperata.

Dopo aver deposto la bambina nella culla e averla coperta, Bianca raccolse i propri abiti e andò a vestirsi in bagno.

Adriano sorrise di quel pudore.

Girare nuda sì, vestirsi davanti a lui, no.

Quando riapparve, era il solito elfo. Sprofondata negli anfibi con i lacci penzoloni, infagottata nei jeans stropicciati, perduta in un maglione troppo largo.

 

Bianca non mollò per terra la bambina, ma una ridda di emozioni violentissime eruppe dall'interno, premette contro lo stomaco, travolse il cuore e restò lì. Imprigionata. Tenuta a bada a stento da una volontà di ferro, allenata e stoica come quella di un gladiatore.

Restò di pietra, impassibile, il lampo che le attraversò lo sguardo fu talmente rapido da passare inosservato.

- Ci sposiamo – ribadì Adriano.

- No.

Rispose in fretta lei, senza guardarlo in faccia.

- È la cosa più spiccia. Se ci sposiamo, nessuno può venire a romperti le palle. Adotti Teodora.

- Adriano, sii ragionevole.

- Non ce le ho le energie per discutere ancora con mia madre e con la madre di MaVi. Hai qualcuno?

In che senso? Forse intendeva un uomo. Gentile a pensarci.

Dal tono però lo reputava impossibile.

- No, ma...

- Perfetto.

- Adriano...

- Niente sesso, nessun legame, solo un contratto per accudire Teodora. Saresti libera di...

- Ma che razza di... e tu?

- Io non mi sposerò mai più, per cui non me ne frega un cazzo.

Ottimo.

A Bianca veniva da ridere. Ma non rise.

- Ovviamente ci sposiamo con rito civile, sono il marito di MaVi, questo non cambierà mai. Il matrimonio civile è come un contratto d'affitto.

- Mi vuoi affittare?

Adriano sbuffò: tutti le davano della puttana e lei parlava di farsi affittare.

- Voglio limitare la merda di un momento di merda. Che per quanto mi riguarda non è nemmeno un momento, ma uno stato permanente.

- Quale donna potrebbe resistere a una proposta del genere?

- Non fare dell'ironia, Bianca. Sai bene che sarebbe solo una cosa di facciata. Puoi fare quel che ti pare, non cambierebbe niente, a meno che tu non voglia sposarti davvero con qualcun altro, in quel caso divorzieremo.

 

- Posso... sì posso sposarti. Sarebbe più facile no?

- Sì. Lo sarebbe di più.

- Allora okay. Non è che abbia tutte queste prospettive matrimoniali.

- Quanti anni hai?

- Trentuno.

- Be', è un po' prestino per dichiararti zitella.

- Possiamo fare come dici tu: al bisogno divorzieremo.

Il cuore di Bianca batteva impazzito, le tremavano le mani. Nonostante si sforzasse, non riusciva a deglutire la sbobba che aveva davanti. Come si fa a essere così cretini da ordinare un centrifugato in dicembre?

Era solo un contratto, un accordo. Non aveva senso agitarsi così.

Ma aveva davanti gli occhi magnetici di Adriano Abregal, occhi che l'avevano braccata nell'istante in cui erano entrati nella sua vita. E in quella di MaVi.

Prima o poi avrebbe dovuto decidersi a fare i conti con gli occhi di Adriano Abregal. Meglio prima che poi.

- È egoistico da parte mia accettare – puntualizzò Adriano. Anche lui non stava bevendo il suo caffè.

- Quando mai sei stato altruista?

 

- Niente: ci sposiamo, prestissimo. Dobbiamo presentare la richiesta e poi ci sono le pubblicazioni.

 

- E dopo?

- Dopo navighiamo a vista.

- Definisci il navigare a vista.

- Ci occupiamo di lei... - e indicò la cosa, lì, la bambina.

- Tua figlia – lo informò Bianca.

- Cerchiamo di tenerla in vita, sana... per il resto ognuno per sé e Dio per tutti.

- Progetto ambizioso – lo sfotté.

- Non ho energie per altro, credimi. Né ispirazione.

Bianca mescolò il suo frullato e provò ad assaggiarlo. Sapeva di sedano e banana.

- E se ti innamori di qualcuno, o semplicemente ti viene voglia di sesso, gestisciti come meglio credi.

Bianca lo fissò.

 

Sentirsi addosso gli occhi di velluto marrone di Bianca non gli era mai piaciuto, in quel momento poi erano uno stillicidio.

A lui che non era mai interessato capire nessuno, non capire Bianca, chissà perché, lo infastidiva.

Con sua moglie era stato uno scivolamento perfetto, un guanto calzato a pennello. Molto banalmente, l'altra metà della mela. Non c'era stato bisogno di capire MaVi, perché non c'era niente da capire, era tutto alla luce del sole, semplice, lineare, senza fronzoli né dietrologie.

Bianca Bastiani era invece un labirinto mentale chiuso dentro una sfinge.

- Ciao caro, stasera esco, rimorchio  uno in un bar, mi faccio sbattere nel bagno e alle undici sono casa. Intendevi una cosa così? - lo provocò.

- Puoi limitarti a dirmi che esci.

- Quindi vivremo insieme?

- Compatibilmente con gli impegni di entrambi. Ci servirà una tata.

- Non riesco a capire se hai pianificato tutto o se stai andando a braccio.

- A braccio.

Bianca lo guardò a lungo.

Non era bella, o forse lo era, non era quello il punto. Era il magnetismo degli occhi che ti fregava, si disse Adriano.

Si sarebbe abituato.

Se si sposavano, costretto a vederla tutti i giorni, si sarebbe abituato allo sguardo di velluto marrone.

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