sabato 20 febbraio 2021

Segnalazione nuova uscita "La duchessa e il boss. All'Ombra del Vesuvio" di Marianna Vidal.

Buonasera, voglio segnalarvi l'uscita del libro "La duchessa e il boss. All'Ombra del Vesuvio" scritto da Marianna Vidal. 

Una storia ambientata nel 1958.
Secondo volume autoconclusivo della serie Italia '50. Il primo è La figlia del peccato.

Di seguito le info del libro ed alcuni estratti. 

Germana - Pensieri Sconnessi 


ROMANZO AUTOCONCLUSIVO

Napoli, 1958

All’ombra del Vesuvio si muovono mondi molto diversi.

Francesco appartiene a quello oscuro, a metà tra la malavita e la legalità. Lucrezia, al suo opposto, è la luce.

Cresciuta in convento, la duchessa Lucrezia D’Acquaviva D’Albino non immagina certo che lasciando le sicure mura della Santissima Annunziata finirà tra le braccia del boss Francesco Fonseca, condannata a una promessa infranta e a una vita lontana dai suoi desideri.

Eppure quell’uomo ha un modo di guardarla che la turba, la confonde e la attira, nonostante sia il figlio del demonio…

Francesco si è sempre mosso tra luci e ombre, come la sua Napoli. Cresciuto in un bordello e subentrato al boss Gennaro Fonseca, di donne ne ha quante ne vuole, ma quando i suoi occhi incrociano quella stramba figura, dai lunghi capelli rossi e le iridi di un blu cobalto, non ha altro desiderio che farla cadere nella sua rete, anche se per averla dovrà mentire, corrompere e ricattare.

Ma lei lo potrà mai amare?

Secondo volume della serie Italia ’50 è un romanzo autoconclusivo che può essere letto indipendentemente dal primo.


Biografia autore

Marianna Vidal è una sognatrice, romantica e divoratrice di storie, che scrive da quando era una ragazzina, e solo dopo molti anni ha trovato il coraggio di mettersi in gioco con la narrativa.

Quando non scrive si dedica alla sua famiglia, che include un cane e tre gatti. Adora gli animali domestici e non potrebbe vivere senza di loro.

Vive a Ischia, un'isola nel Golfo di Napoli, e a volte la usa come ambientazione per i suoi romanzi.

Adora il colore rosa, le rose e il mare.

Nell'infanzia si è cibata di cartoni animati tipo Lady Oscar, Kiss me Licia, Mila e Shiro, Georgie e Candy Candy. Adora Terence, ma anche Mirko.

Non ha mai smesso di sognare e dai cartoni è passata agli sceneggiati televisivi e ai film. Ha un debole per le telenovelas che guardava con il suo papà, ma anche per le storie in costume, a cui deve la sua laurea in storia. La duchessa & il boss è il suo quattordicesimo romanzo.

Se desiderate conoscerla, cercatela nelle pagine dei suoi libri.



Estratti tratti da “La duchessa & il boss. All’ombra del Vesuvio”.


«Ad Acerra il suo nome è piuttosto noto, anche se non è di qui, e, in ogni caso, ti basterà incrociare il suo sguardo una sola volta per non dimenticarlo più». Le strizzò un occhio, sussurrandole: «Ha la bellezza del demonio». 


«I semi piantati dai padri germogliano anche nel deserto» 


«Non mi piacciono le vergini», le assicurò e non mentiva. Le trovava troppo svenevoli e poco soddisfacenti a letto. «Ma ne sposerò una», le chiarì.


«Non ho bisogno di un pivello, ma di qualcuno che abbia sufficiente esperienza per insegnarmi a perdere quest’aria monacale, senza avere l’impressione di profanare un tempio».


. «Il problema sono io che continuo a non essere né carne né pesce», sbottò. «Non sono una suora, ma non sono nemmeno una donna e questo mi impedisce di avere un mio posto nel mondo» 


«Il diavolo e l’acquasanta hanno sempre suscitato un certo interesse».

«Lucrezia, ma pensi davvero che qualcuno possa resisterti?».

La voce di Fonseca aveva riempito l’abitacolo e suo malgrado si era voltata a guardarlo.

«Tu lo hai fatto», gli fece notare a disagio, sbirciandolo con la coda dell’occhio.

Fonseca continuava a guardare davanti a lui, ma scalando la marcia si voltò nella sua direzione.

«Perché disonorarti sarebbe stato terribilmente semplice e a guadagnarti sarei stato solo io».


«Certe persone è rivolto a me?», le chiese per nulla piccato.

«Deve convenire, signor Fonseca, che non è usuale vederla in compagnia di persone di un certo rango».

«Sì, in effetti, gli uomini come me li si preferisce nascondere sotto le lenzuola».



Era bello, di un’avvenenza sfacciata, quasi femminea, che si tradiva nello sguardo virile, duro e sinistro.


Lasciò che quegli occhi scorressero sul suo completo azzurro, soffermandosi sulle scarpe lucide, per poi risalire al volto.

Se c’era una cosa, per cui non badava a spese, era l’abbigliamento.

Gli piaceva vestire bene e con quello che guadagnava poteva permettersi abiti sartoriali.


«Allora, come ti sembra Napoli?», le chiese, una volta sole. «Bellissima e inquietante insieme», le rivelò. 

«Perché inquietante?», le domandò, crucciata. «Napoli è una città solare, piena di colori e suoni…».

«Sì, ma è anche malinconica, cenciosa e oscura».


«Per quanto tu possa essere attraente e ben vestito, non potrai mai anche solo avvicinarti a una donna come lei!».


«Lucrezia D’Acquaviva D’Albino, vuoi fare di me un uomo onesto?». «Ovviamente no».


«Francesco, Lucrezia non è la persona adatta a te», tuonò stanco di tanti giri di parole. «Dove la porteresti a vivere? Chi frequenterebbe al tuo fianco?», lo invitò a riflettere. «Lucrezia è abituata…». «Alle mura del convento, lo so. E un marito come me le farà ribrezzo la maggior parte del tempo, ma non m’importa», gli assicurò, in una nuvola di fumo. «Lei è la mia ricompensa».


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