giovedì 25 luglio 2019

Segnalazione "COME UN CIELI SENZA NUVOLE" di DEBORA FERRAIUOLO

Stamattina sono felice di segnalarvi l'uscita del libro "Come un cielo senza nuvole" dell'autrice Debora Ferraiuolo.

Di seguito trovate la trama e gli estratti del libro.

Trascorrete un buon giovedì.

Germana

Sinossi:

Cresciuta sotto l’ala protettiva dei nonni nelle floride campagne del Maine, Isabelle Bishop, per tutti semplicemente Belle, con una valigia al seguito e una fotocamera al collo si ritrova nel cuore pulsante di Boston, fuori la porta di casa Evans.
 
Trasferitasi per inseguire il sogno di conoscere il mondo attraverso l'obiettivo, Isabelle troverà nei coniugi Evans e nei loro figli la famiglia che ha perso a soli cinque anni, ma quando Jace Evans farà ritorno, dopo due anni di reclutamento nell'esercito degli Stati Uniti d'America, le cose non saranno più le stesse.
 
Schietto e arrogante, Jace farà di tutto per rendere la vita di Belle un vero inferno. Le farà credere di non essere la benvenuta in casa sua e le aprirà gli occhi su una famiglia all'apparenza perfetta.
Eppure, sarà proprio Belle a far vedere a lui il mondo con occhi diversi. Sarà lei a scalfire il suo temperamento freddo e distaccato ed entragli sotto pelle, facendogli conoscere quello che cercava da tempo: un cielo senza nuvole.

Estratti:

Con una spallata, Dominic mi spinse nel pieno della mischia e si dileguò alla volta della bionda di poco prima.
Scrollai il capo divertito e la folla mi assalì in un attimo. Finii addosso a qualcuno, con il mio punch corretto completamente rovesciato sul suo vestito. Alzai lo sguardo e quella che ebbi di fronte fu proprio la ragazza che Dominic aveva deciso sarebbe stata il mio premio di ritorno.
Aveva i capelli arruffati dall'alcol che le era caduto sulle punte, il vestito bagnato sul davanti, sul viso un'espressione furente.
«Scus-».
«Merda! Ma vedi dove metti i piedi?» spolmonò, guardandomi torva.
«N-non l'ho fatta apposta».
«Certo, come no. Ci manca solo che sia mia la colpa».
Inarcai un sopracciglio. La tizia mostrava un bel caratterino. Si sarebbe dimostrata una bella spina nel fianco.
«Non era quello che...».
«Vuoi giocare alla pecora e al lupo?» chiese, guardandomi dalla punta dei piedi alla cima dei capelli.
Feci lo stesso, titubante. «Da dove diavolo vieni?».
«West Maine» rispose lei.
«Contadinella» ironizzai, sapendo bene che il Maine era per la maggior parte abitata da gente di campagna.
«Qualche problema?» berciò, nera in volto.
Alzai le mani ad altezza spalla. Questa tizia era pazza forte. Ma le ero venuto addosso e dovevo farle le mie scuse.
«Okay, non abbiamo iniziato col piede giusto. Ti aiuto ad asciugarti» dissi gentile e pescai dalla tasca dei pantaloni un fazzoletto che avevo da chissà quanto. Mi avvicinai e feci per asciugarla, ma lei mi anticipò.
«Faccio da sola» bofonchiò incazzata nera. Mi rubò il fazzoletto dalle mani e alzò lo sguardo.
Solo in quel momento scoprii i suoi occhi di un intenso color cioccolata. Erano caldi, vivi e davvero eloquenti.
«Lascia che almeno ti indichi dov'è la toilette» insistetti. Accettò stremata.
Fu un attimo e ci ritrovammo nel bagno in camera dei genitori di Dominic, al secondo piano. Lei era seduta sul marmo freddo del lavandino, io fra le sue gambe e le nostre labbra erano consumate da baci roventi, passionali e peccaminosi.
Quella ragazza era una tana piccola, ma più che soddisfacente. Dominic aveva fatto bene a puntarla. Le contadine erano le meno caste e quel drink era stato una benedizione. Ci avevo messo poco a ottenere proprio quello che volevo.
«I-io...» bofonchiò, respirando sulla mia bocca, stringendomi le gambe in vita, «sono Isabelle».
«Jace».

«L'esercito non ti ha cambiato di una virgola» tuonò e le sue parole rimbombarono fra le pareti.
«Potrei dire lo stesso» berciai, livido in volto. «Phoebe come sta?».
Papà accusò il colpo e abbassò lo sguardo. «Non la sento da tempo» mormorò appena.
«Stronzate!» urlai io, scaraventando le mani sulla scrivania. Papà fece lo stesso.
Eravamo faccia a faccia e i nostri respiri affannati si dissolverono nell'aria.
«Non usare quel tono con me» intimò, puntandomi con l'indice. I suoi occhi erano inflessibili come il ghiaccio e non trasparivano emozioni se non rabbia. Nei miei nocciola zampillavano fiamme di fuoco.
«Altrimenti?» lo sfidai.
Incanalò aria in grandi quantità, calmandosi. Raddrizzò le spalle, si sistemò la giacca che inevitabilmente s'era sgualcita sui fianchi e guardandomi appena mi diede le spalle. «Sei tornato a casa figliolo e fin quando starai sotto questo tetto, dovrai sottostare alle mie regole».
Grugnii contrariato, stringendo i pugni. Poteva pure dimenticarselo che sottostessi alle sue fottute regole. Non l'avevo fatto in passato e non l'avrei fatto in quel momento. Se voleva che continuasse l'epoca della ribellione, beh... l'avrei continuata con piacere.
«Porterai fede agli impegni presi, nel rispetto della tua famiglia e delle nostre tradizioni».
«Scordatelo!» sibilai sotto voce. Lui non si arrestò.
«Ma soprattutto…» si voltò e mi colpì col suo sguardo di ghiaccio, le sue parole austere, «starai lontano da Belle».

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