venerdì 1 ottobre 2021

Segnalazione "Ogni volta è l’ultima volta" di Monica Treccani e Ernesto Langorna - EROSCULTURA

Buongiorno, finalmente siamo giunti al venerdì e quindi la settimana è quasi alla fine. 

Oggi vi presento l'uscita del libro "Ogni volta è l’ultima volta" di Monica Treccani e Ernesto Langorna. 

Di seguito tutte le info del libro. 

Germana Trinca - Pensieri Sconnessi 

Titolo: Ogni volta è l’ultima volta – Cronache erotiche di una coppia in pandemia

Autori: Monica Treccani e Ernesto Langorna

Editore: Eroscultura

Pagine 116 formato 127x203 mm

In ebook a 2,99 € solo su Amazon, anche in K.U.

In carta a 9€, nelle principali librerie online e fisiche.

Genere: narrativa erotica

Uscita 12 settembre 2021


Sinossi

Una coppia clandestina. Ambedue sposati, con figli, matrimoni stanchi, ma non finiti. La situazione peggiore, perché non sai mai deciderti se andare o restare, e trovi mille motivi per restare (il sesso, tanto, ben fatto, appagante) altrettanti per scappare (incomprensioni, paura, zero voglia di nuove responsabilità). Si diventa cannibali, non ci si incontra, ci si sbrana. Con morsi, parole, atti, si mira a saziare una fame senza fine. Non si vive senza passione, senza affetto, con poco amore. Oh, certo, c’è chi si accontenta, e magari vive bene. Crede di vivere bene. Monica ed Ernesto sono belve assassine, sanno amarsi solo sbranandosi, ma così ci si consuma, per avere il massimo piacere, ci si brucia. Il fuoco, si sa, è bello, fa male, e nessuno vuole stare al freddo. Meglio bruciare e vivere. Fino alla fine. Ancora una volta, Eroscultura si conferma numero uno in Italia nella divulgazione della Cultura dell’Eros, ed è lieta di offrirvi un romanzo raffinato, una scrittura colta ed elegante, un erotismo non per forza finalizzato all’eccitazione, ma come chiave di volta per scoprire due personalità poliedriche, intense, palpitanti. Adatto a un pubblico adulto.


Biografie


Monica Treccani, Brescia, trentanove anni, giornalista, pagine culturali. 


Ernesto Langorne, Milano, classe '78 di mestiere farebbe l’avvocato con una predisposizione per la criminologia ma, sotto pseudonimo, scrive su testate nazionali e fa l’autore televisivo. Viaggia, corre, è un tipo solitario ai limiti della misantropia, non frequenta i social, al limite la letteratura e il cinema, ha il pallino dell'erotismo e dell’iconografia horror italiana dell’800. Si trova spesso invischiato in vicende più grandi delle proprie aspettative, e questo lo turba assai.



Estratto


Galetto fu l’arbusto

Monica

Lo vedo prima che lui mi veda. Quando mi abbraccia sta tremando, ma è rigido. Quasi non mi bacia. Forse non gli piaccio più.

Quattro passi, ci sediamo a un tavolino del porto vecchio e ordiniamo un bicchiere di vino. La sua amante, che sa che si trova con me, gli manda una foto erotica. È un gioco piuttosto greve. E io che l’avevo spostata sul piano della fiducia, ci ero cascata.

Andiamo in spiaggia, mi chiede di appartarci. Rifiuto. Ci bagniamo i piedi e mi abbraccia. Poi mi dice che è una relazione per cui non c’è tempo e spazio. Mi dice che se io mollo lui non mi prende; non è così che funziona quando si tiene a qualcuno.

Mi dice di volere passare altro tempo con me e continua a mettere ostacoli nella storia. Le azioni sono belle, le sensazioni sono buone. Siamo stati insieme per ore, senza fare nulla, felici. Ma quello che dice non mi piace.

Andiamo in un parco, facciamo l’amore per venti secondi dietro a un arbusto. Ci vedono.

Mi bacia per il resto del tragitto.

 

Parigi si prepara al coprifuoco

“Venerdì a mezzanotte a Parigi si spegneranno le luci, si abbasseranno le serrande e inizierà il coprifuoco sanitario. La notizia, annunciata ieri in diretta tv dal presidente Macron, è stata accolta con un po’ di sconcerto, rassegnazione e rabbia. I ristoratori, che pochi giorni fa erano riusciti a scampare a una chiusura prefestiva introducendo le nuove regole che da sabato verranno estese a tutto il Paese, come il registro dei clienti e il gel sui tavoli, si chiedono se valga la pena rimanere aperti. Il coprifuoco notturno, dalle 9 di sera alle 6 del mattino, per loro è una catastrofe: chi va a cena alle 6, a Parigi?”


Radio Popolare 15 ottobre 2020

234° giorno di pandemia

La sindrome del coleottero di Wittengstein

Monica

Ha capito male, sta andando a Desenzano, lo chiamo, lo scopriamo, e lo dirotto su Brescia; non trema più. Ci guardiamo e andiamo a bere un bicchiere di vino ai portici del Duomo; mentre camminiamo lui si stupisce di fare cose normali. Siamo seduti al tavolino, un signore parla con il giornale, lui mi dice di avere sentito Jessicah, come l’altra volta.

“Se quando stai con me pensi a lei, perché non te ne vai da lei?” Poi mi racconta dei libri che ha scritto, dice che crede di essere per me un “momento di transizione”. Mentre torniamo, ci baciamo ferocemente dietro alla cattedrale; mi avvicino e poi mi allontano, gli piace. Prima di salire gli faccio capire che accoglierlo non è banale. A casa, Artura fa un gran casino, non comprendo se lui le piaccia o meno, il mio cane ha fiuto, avrei dovuto osservare meglio.

Facciamo l’amore: io mi sento impacciata e inibita ma piena di stupore nel sentirlo dentro, la pelle a contatto, il sangue, il sudore. Sono eccitata, divertita, e impaurita. Il cane latra e gratta la porta. È bello, godo. Quando finiamo non vorrei essere vista.

“Lei, ingegnere, si sente impresentabile” dice il dottore. Una doccia, e usciamo a pranzo all’osteria Gasparo, io ho lo stomaco chiuso, lui mangia. Finché stiamo insieme sono frastornata, gli dico che quando ci separiamo poi inizio a distruggere, risponde che dovremmo stare insieme allora, e così divento il coleottero di Wittgenstein, infilzato dallo spillone. 1. Il coleottero nella scatola. 2. Le scatole di Cornell, Simić.

Covid: impennata dei contagi 4.458 e 22 morti

È necessario prevedere delle limitazioni per gli eventi di massa. Sarebbe questa una delle prime indicazioni al governo da parte degli esperti e degli scienziati del Comitato tecnico scientifico dopo l’impennata dei contagi da Covid. Spettacoli all’aperto, eventi sportivi, fiere e appuntamenti che prevedono la partecipazione di migliaia di persone dovrebbero essere limitate”.

ANSA 22 ottobre 2020

241° giorno di pandemia

Facciamo i russi

Monica

Suo figlio è malato, e lui arriva per pranzo. In piazza c’è il mercato e gli mostro Vitellozzo-il-rosticciere, dopodiché ci sediamo al caffè fascista dove comunque lo sgridano, perché cerca di avvicinarsi a me (pandemia, distanziamento sociale). Non riusciamo a parlare, mi sporgo al suo orecchio per dirgli che il nostro vicino è un amico di mia madre, lui non capisce e prova a darmi un bacio. Allora facciamo i russi, brindiamo ogni volta che uno dei due beve: a noi! a Pazienza! e al signore suo amico che non c’è più! e poi?

“Mangia le pizzette!”

“Monica, ma perché fai cose di nicchia?”

“Ernesto, io non faccio cose mainstream” ecc.  

Torniamo a casa, e ci baciamo a perdifiato. Facciamo l’amore, subito dentro, i baci profondi, lo specchio.

“È solo sesso?”

“No.”

La liberazione, questa imperiale douceur. Poi, ora, mentre scrivo, non ricordo nulla di quello di cui abbiamo parlato. Quando esco dalla doccia, mi guarda innamorato.

Usciamo per mangiare qualcosa, due pasticcini, e poi ancora nell’androne del palazzo, fusi.

Il contagio blocca la cultura e gli spettacoli

Da oggi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali,  sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche  all’aperto sono svolti con  posti a sedere preassegnati  e distanziati e a condizione che sia comunque assicurato  il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per il personale, sia  per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi, con il numero massimo di 1000  spettatori per spettacoli all’aperto e di 200 per spettacoli al chiuso, in luoghi chiusi, per ogni singola sala. Le attività devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli. Art. 2 comma m da Dpcm 11/10/2020 Misure urgenti per il contenimento del contagio

ASKA NEWS 25 ottobre 2020

246° giorno di pandemia

Il tabarro illumina ogni cosa

Monica

Milano. Per la strada non mi riconosce, indosso il tabarro, dice che sembro un bravo pugliese dell’Ottocento. Siamo un po’ imbarazzati, e impacciati, mi porta al parco dove giocano i bambini, ma è affollato. Mi tocca il collo, mi ritraggo, passando in macchina ci vede mio marito Stefano (dopo, litigheremo). Ripieghiamo su un caffè, Dedans: “Sai che bistrot viene dal russo, быстро, rapido, veloce?”

Mi dice che poiché la sera prima non ci siamo sentiti, voleva mollare, ripete che durerà poco e suggerisce che dovremmo sfinirci di sesso ora, per esaurirci rapidamente. A questo punto sarebbe cortese, da parte sua, informarmi sulle scadenze, almeno. È geloso ma non è geloso, e io non riesco a capire.

Ho le migliori intenzioni, se faccio entrare qualcuno nella mia vita è perché penso che resterà, e voglio che ci tiriamo fuori il meglio, che si cresca insieme.

Poi dice di amarmi, boh, ma i presupposti? Quando mi abbraccia da dietro mi manca il fiato, ha le labbra morbide.



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