martedì 22 gennaio 2019

Segnalazione "EVELYNE Una donna di nome Dio" di MICHELE DI STEFANO

Buongiorno stanattina c'è una nebbia cosi fitta che sembra di essere in quei paesini di alta montagna. Comunque è un'atmosfera fantastica per leggere.

Stamattina vi segnalo il libro "Evelyne Una donna di nome Dio" dell'autore Michele di Stefano.

Di seguito trovate le info del libro ed un breve estratto.

Vi auguro di trascorrere una buona giornata.

Germana

Titolo: Evelyne Una donna di nome Dio

Autore: Michele di Stefano

Lunghezza stampa: 215

Dimensioni file: 1188 KB

Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.

Sinossi:

Evelyne ha un incidente, un brutto incidente. Finisce in coma e si risveglia giorni dopo, quando ormai tutti, perfino i suoi amici, la danno per spacciata. Ma Evelyne è forte e lo dimostra una volta di più tornando al mondo dei vivi. Qualcosa, però, è cambiato dentro di lei. Non ha più bisogno, o quasi, di dormire. E vede cose che forse sono solo nella sua mente. L'arrivo nella sua vita di un uomo misterioso e una serie di strane coincidenze complicheranno ulteriormente le cose e la trascineranno in un'avventura mai neppure immaginata. Un'avventura che stravolgerà la sua vita e le rivelerà il più grande e terribile dei segreti: chi è davvero Evelyne?

Biografia :

Michele di Stefano nasce a Torino il 14 settembre 1968 dove vi trascorre l’infanzia e la giovinezza. L’attitudine alla creatività e alla letteratura si manifestano fin dall’adolescenza, coltivando l’amato hobby dei giochi di ruolo fino a diventare Master di “Dungeons and Dragons”, sperimentando la creazione di avventure ad hoc ed esclusive per i gruppi di giovani che a lui si affidano.

Questa passione, insieme all’interesse per la storia, le religioni, l’esplorazione di nuove filosofie e le discipline marziali lo portano a immaginare mondi e scenari diversi nel tentativo di rispondere a annose questioni sull’origine e il senso della vita, dell’universo e dell’amore.

Estratti:

Il retro del Club ’40 era situato a ridosso di uno stretto e lungo cortile da cui si entrava, passando attraverso un androne, da un pesante e vecchio portone di legno ormai quasi del tutto scardinato e privo della porticina d’ingresso.
Un barbone era al riparo del porticato per proteggersi dalla fitta pioggia che scendeva a dirotto. Si accese una sigaretta, cullandosi con la melodia della musica che proveniva dal club. Tirò una boccata avida che gli diede subito sollievo, espellendo poi in maniera lenta il fumo dalle narici. La strada, nel frattempo, si era trasformata in un vero e proprio ruscello: i tombini, saturi da tempo, espellevano come una fontana l’acqua in eccesso.
Osservando il fumo che si diradava percepì delle ombre che cominciarono ad apparire ai lati opposti della strada sotto la luce precaria dei pochi lampioni ancora funzionanti. Incrociò le gambe, quando un’ombra scura gli si avvicinò di soppiatto e il balenare di una lama di rasoio fu l’ultima cosa che vide, prima che un colpo netto gli tagliasse la gola all’altezza della carotide.
Una massa scura di uomini ricurvi e saltellanti arrivò nel cortile, alcuni sghignazzando in maniera sadica, altri sbavando in preda a convulsioni di puro godimento; altri ancora, invece, facendo intravedere alla luce dei lampioni che impugnavano coltelli e armi da fuoco.

Evelyne urlò dal dolore.
«Io detto te di stare ferma! Ma se vuoi assaggiare mio coltello ed essere fatta a pezzi subito, deve solo continuare ad agitare, che io mi diverto molto» sghignazzò in maniera sadica, e compiaciuto dalla resistenza della ragazza.
L’uomo cominciò a sbavare come un ossesso, pregustando così quello che a breve sarebbe successo. La ragazza strinse i denti e cercò di nuovo di rialzarsi per cercare di scappare, quando assieme all’ultimo disperato tentativo, l’uomo le si sedette con ferocia sopra la pancia, stroncandole così il fiato e ogni possibilità di fuga.
«Sì bella puttana! Agitati ancora un po’... ancora, ancora, che tu mi fai divertire, e vederti morire lentamente sarà per me un piacere più bello!», esclamò l’uomo sempre più paonazzo, iniziando a far balenare la lama affilata avanti e indietro davanti agli occhi di Evelyne. La ragazza faceva fatica a respirare e le tempie, ormai come impazzite, le battevano incontrollate in concomitanza al respiro che le si fece più affannoso, più ritmico e selvaggio.
All’improvviso, Evelyne smise di tremare e spalancò gli occhi che fissarono l’uomo sopra di lei con una nuova espressione. Non più con l’espressione di chi è preda, ma con lo sguardo di chi osserva come una cacciatrice in prossimità della sua vittima, un cambiamento che non sfuggì al suo aggressore, il quale smise di
ridere all’istante.

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